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09 Febbraio 2011

Non ho allattato, e lui forse è più felice...

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La testimonianza di una mamma il cui allattamento si è interrotto quasi subito dopo la nascita, Francesca ci racconta come spesso è doloroso convivere con il fatto che non si sia potuto allattare, e che andrebbe raccontato anche quanto è duro e a volte controproducente essere esposti al messaggio "chiunque può allattare".

***
di Francesca T.
Mi è stato chiesto di dare la mia testimonianza riguardo a un argomento che mi tocca nel profondo: quello dell’allattamento.
Lo faccio volentieri, con la speranza di poter essere d’aiuto a qualche neomamma che, come è capitato a me, sta vivendo quest’esperienza in una maniera ben diversa da quella descritta dai mille articoli che inondano i siti dedicati alla genitorialità e i giornali di settore (per non parlare dei corsi preparto e dei racconti delle amiche), che non vive una favola bella, ma un grande problema, un grande cruccio.
Già perchè da quando restiamo incinta tutti ci dicono cosa dobbiamo fare, come dobbiamo prepararci al lieto evento. Ci informano sul corredino, sugli oggetti indispensabili, sullo sviluppo del nostro bambino settimana per settimana e soprattutto ci parlano di allattamento esclusivo al seno.

L’allattamento esclusivo al seno è il miglior modo di nutrire il nostro bambino fino al sesto mese di vita. Al corso preparto ci insegnano che ogni donna è in grado di allattare, che tutto ciò che occorre fare è rilassarsi, dedicarsi completamente al proprio bambino, seguire i suoi ritmi, attaccarlo al seno ogni volta che lo chiede, tenerlo addosso, scordare per qualche tempo tutto il resto e vivere in completa simbiosi. Dormire quando lui dorme, affidare ad altri la cura della casa e tutte le altre faccende. Tutto il resto verrà da sé, naturalmente. Niente di più facile. Niente di cui preoccuparsi.
Solo un po’ di spirito di abnegazione e tanto, tanto amore.
Guardavo attorno a me le esperienze delle mie amiche, delle colleghe, delle parenti. Tutte avevano allattato i loro piccoli almeno per sei mesi. Tante notti in bianco, ma una magnifica esperienza. Non desideravo altro, nient’altro che quel momento magico in cui il mio bambino sarebbe venuto al mondo e subito dopo il taglio del cordone, me l’avrebbero dato per attaccarlo al seno.

Ma le cose non sono andate esattamente così. Edoardo (il mio splendido bimbo che oggi ha quasi 2 anni) aveva deciso che la posizione più comoda per prepararsi alla vita era quella seduta. Le settimane di gravidanza passavano e ad ogni ecografia lui restava qual era: podalico. Mi proposero di fare la manovra di capovolgimento, ma quando mi documentai venni a sapere che era estremamente dolorosa per la madre e traumatica per il bimbo e che le percentuali di successo erano comunque abbastanza scarse. Decisi di rispettare mio figlio e la sua volontà e così mi sottoposi ad un cesareo elettivo per presentazione podalica. L’intervento andò bene e finalmente nacque il mio grande Amore, ma essendo nato da parto cesareo non ebbi la possibilità di passare con lui le prime ore di vita. Nacque a mezzogiorno e mezza e me lo riportarono solo a tarda sera per poco più di un’ora. Lo attaccai immediatamente al seno e così i giorni e le notti successive. Sembrava tutto andasse bene, ma quando venne il momento delle dimissioni ci trattennero in ospedale perché il mio piccolo aveva subito un calo ponderale superiore a quello fisiologico.
Tornammo a casa con il monito grave dei pediatri dell’ospedale: “Il bambino deve crescere almeno 150 g a settimana. Lo pesi ogni giorno, deve aumentare ogni giorno. Se non aumenta dovrà dargli un’aggiunta di latte artificiale”. Io, memore dei molti libri letti, non volevo cedere al latte artificiale.

Ogni giorno mi tenevo in contatto telefonico con le esponenti della Lega del Latte Materno (che ancora ringrazio per la disponibilità), ma nonostante le ore di attaccamento al seno, le ragadi e il dolore, niente. Edoardo non cresceva, anzi calava. Preoccupati per la salute di nostro figlio, mio marito ed io ci convincemmo all’introduzione di un’aggiunta di latte in polvere. L’accettò con voracità e da lì ricominciò a crescere. Insistetti con l’allattarlo al seno, senza demordere.
Nonostante si attaccasse poco e subito si addormentasse. Nonostante i 150 g a settimana fossero un miraggio. Io ero stanchissima e delusa. Ore ed ore dedicate con amore all’allattamento e nessun risultato. Nel frattempo mi ammalai. Avevo febbre altissima e forti brividi. La mattina dopo mi svegliai col seno dolente e rossissimo. Andai al pronto soccorso: mastite. Mi dissero di non prendere subito l’antibiotico, visto che allattavo. Di attendere. Attesi e la mastite peggiorò. Continuavo ad allattare il mio bambino, a tirare il latte, ma la situazione non migliorava. E io stavo sempre peggio. Tornai in ospedale dove mi praticarono la spremitura manuale del seno. Ero piena di latte, ma mio figlio non lo beveva.
Presi gli antibiotici e andai avanti nel tentativo di allattarlo. Se lui avesse preso il mio latte sarei stata meglio. Ma nonostante l’impegno, le medicine e le spugnature, la situazione peggiorò e la mia mastite degenerò in un ascesso mammario.
Subii 3 agoaspirazioni e continuai comunque nell’allattamento, finche il senologo che mi aveva in cura non mi diede un ultimatum: se volevo riprendermi dovevo smettere di allattare.
Per me fu un’enorme sconfitta. Aspettai ancora ma poi dovetti cedere. Stavo troppo male e non riuscivo ad aiutare né me stessa né mio figlio.

Così dopo un mese di sofferenza, rinunciai all’allattamento al seno. Mi sentivo la peggiore delle madri, un fallimento.
Vedevo tutte intorno a me allattare i loro figli, mentre io non potevo più.
Ma poco dopo cominciai a sentirmi meglio fisicamente e di conseguenza psicologicamente.
Mi accorsi di avere più energia, di avere riacquistato la serenità che non riuscivo più a trovare. Mio figlio iniziò a fiorire, a crescere meravigliosamente e io, non più ossessionata dal pensiero dell’allattamento e del peso e della crescita, iniziai a godere del mio rapporto madre/figlio e a dedicarmi con nuova energia alla sua crescita e ai suoi bisogni.

Oggi capisco che smettere di allattare è stata la soluzione migliore sia per me che per il mio bambino.
Mi rendo conto che l’allattamento al seno sia una cosa stupenda e naturale, se tutto si svolge in maniera normale, senza complicazioni, ma l’allattamento al seno è solo una parte e di certo non la più importante di un rapporto madre-figlio.
E’ giusto promuoverlo e farne conoscere i benefici, ma senza demonizzare chi non riesce o non può o non vuole portarlo avanti.
Ci sono mille motivi per cui una madre può decidere di non allattare al seno. Motivi di salute (come nel mio caso) o di organizzazione familiare o semplicemente psicologici.
Una madre che non allatta al seno è una madre in tutto e per tutto identica ad una che lo fa.
Il primo dovere di una madre è quello di stare bene e di essere serena, perché solo una madre equilibrata e serena è in grado di essere una buona madre per il proprio bambino.
Meglio una madre felice che non allatta al seno che una madre esaurita che allatta al seno.

Si parla tanto di intimità e amore tra genitori e figli. Non è un seno a fare una mamma, non è un seno a fare un rapporto tra due persone che sono state l’una nell’altra per 40 settimane e saranno l’una per l’altra per tutta la vita. E’ giusto promuovere la virtuosa pratica dell’allattamento al seno e questo viene fatto con grande efficacia, ma mai una parola è spesa nei confronti delle madri che non sono riuscite a farlo. In ogni articolo che mi è capitato di leggere ho trovato solo velate allusioni a motivi estetici, a cattiva volontà. Non è così. Ci sono tante meravigliose donne che non hanno potuto o voluto allattare e nonostante questo sono mamme eccezionali, amatissime e piene di amore. Semplicemente per loro è stato troppo difficile.

Vorrei che nei mille racconti suggestivi e a volte fiabeschi che vengono scritti per raccontare l’allattamento al seno, ci fosse un pensiero anche per chi non ha potuto farlo e non per questo è una madre peggiore. Le donne che hanno appena partorito sono già tanto fragili che non hanno bisogno di sentirsi condannate anche per questo.
Vorrei ci fossero più articoli dedicati a come affrontare i blue days del post parto, e la paura delle aspettative degli altri, e il senso di inadeguatezza delle neomamme.
Vorrei che qualcuno consolasse chi non ha avuto la fortuna di un allattamento sereno dicendo che i bambini crescono benissimo anche con il latte formulato. Che i bambini amano la loro mamma a prescindere dal suo seno. Che una madre ha mille cose da dare anche se non allatta.
Se poi lo fa…tanto meglio.
Ho letto l’articolo sui bimbi africani che non piangono mai. Mio figlio è sempre stato un bambino affettuosissimo, ma indipendente, non ha mai pianto molto e tuttora non lo fa, è sicuro di sé e sereno. Tutti quelli che lo conoscono mi dicono che è il ritratto della felicità.
Credo come lui ce ne siano molti. Io credo che la mamma del racconto sia stata una buona madre come tale e non solo per il suo seno. Perché dove c’è una madre serena e felice, troverete un figlio sereno e felice.
Cari saluti

Francesca

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