Si torna al baratto! Tra decrescita, gioco, risparmio (con video)

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Non è la prima volta che qui su GC si parla di buone pratiche per una decrescita felice: dall'autoproduzione del pane, a quella di giochi con materiali riciclati, al bebè a costo zero. Una di queste buone pratiche non è certo una scoperta, è molto più antica dell'attuale modo di scambiarsi beni e servizi, ed è il baratto...

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Decrescita è, per definizione, una riduzione complessiva delle quantità fisiche prodotte, è vero.
Ma perchè non rischi di diventare sterile e perchè sia realmente felice, va soprattutto intesa come una trasformazione dell'immaginario collettivo verso stili di vita sostenibili, per la terra e per i singoli, che migliorino la qualità dell'esistenza in modo globale.

Insomma, si parla di un cambio di prospettiva. Per me il punto non è solo rinunciare ad acquisti poco etici, quanto sostituirli con pratiche alternative e critiche, che aumentino il benessere, quello vero e non quello posticcio derivante dai consumi, attraverso la riscoperta del tempo, della propria creatività, delle relazioni, della cultura, della socialità.

 Per questo voglio parlare di baratto. È certo una piccola cosa per migliorare il mondo, sì, ma nell'acquisizione di un oggetto sposta il perno dalle cose alle persone, dalla quantità di denaro che mi servirebbe per acquistarla alla qualità della relazione che ne posso far scaturire. Insomma provoca il cambio di prospettiva.

Ci saremo più volte scontrati col problema di adattare queste belle teorie ai nostri bimbi, bombardati da inviti a consumare, da modelli a cui somigliare, dall'aggressività dell'usa e getta. Non è facile.

Però bisogna ammettere che i bambini il baratto lo adorano ... senza bisogno di conoscerne a priori le valenze etiche e sociali, messi davanti alla possibilità di trattare tra loro e di rinnovare così il proprio equipaggiamento di giochi in modo pressochè illimitato, di solito sono felicissimi e scambiano con entusiasmo e correttezza. Anche perchè, lo sappiamo, la principale attrattiva dei giocattoli è rappresentata il più delle volte dal fascino della novità.

Inoltre barattare insegna loro a dare un giusto valore alle cose, a pensare che un oggetto che non serve più può ancora avere una vita con un altro bambino (e quindi vale la pena cercare di non rovinarli), a legare il gesto dell'acquisizione di un nuovo gioco con quello dell'acquisizione di una nuova amicizia.

Insomma, la prima volta che abbiamo organizzato un mercatino del baratto con il nostro Gruppo di Acquisto Solidale, sono stati proprio i bambini ad aderire con più entusiasmo e semplicità, scambiando e riscambiando di tutto e di più, divertendosi come pazzi e cogliendo al volo il senso dell'iniziativa. Mentre tra noi adulti c'erano più rigidità, pudori acquisiti e poca dimestichezza col mezzo.

Tuttavia confessiamo di esserci divertiti anche noi, ed io confesso pure di essermi presa al ritorno una lavata di capo da parte del mio compagno, che si aspettava di svuotare la casa e mi ha vista tornare con sacchi e sacchi pieni ... col tempo si è abituato alla differenza tra baratto e dono!

Organizzare una festa del baratto, o "swapping party", come lo chiama chi non vuole rinunciare ad una dicitura più modaiola (eh sì, il baratto va anche di moda, quindi, casomai vi fosse venuto in mente, non scoraggiatevi e continuate a leggere!) non è difficile.

L'unica cosa di cui bisogna disporre è un locale sufficientemente grosso per ospitare tutti e tutto, e una buona rete di persone disposta a tentare l'esperimento (più si è più occasioni di scambio ci sono).

Noi abbiamo semplicemente lasciato a ciascuno uno spazio attrezzato con tavoli e appendini in cui esporre i propri oggetti, dato delle istruzioni di base per iniziare le trattative e procurato l'aperitivo!

Davvero basta poco, quello che conta è la socialità dell'esperienza. In fondo penso che tante famiglie siano già abituate a prestarsi e passarsi vestiti ed accessori dei bimbi, che hanno utilizzo brevissimo e tanto bisogno di ricambio. Il baratto organizzato è solo un passo in più.

Sono tante le cose che possediamo e che se non servono a noi, servono ad altri, non solo quelle da bimbo. Dai vestiti di taglia cambiata agli acquisti errati, dal regalo non gradito al libro già letto al mobile che nella casa nuova non sta più.

Si tratta di credere davvero nella cultura del riuso, che va oltre noi, e nella possibilità di non monetizzare tutto, ma di utilizzare criteri diversi per attribuire valore agli oggetti.

Se l'idea vi convince e volete fare del baratto una parte quotidiana del vostro vivere critico potete scegliere una delle piattaforme online dedicate o delle "boutique" apposite che si trovano in alcune città d'Italia (ma sappiate che sono pur sempre boutique!).

zerorelativoIo da qualche anno faccio parte del social network  www.zerorelativo.it, di cui vedete un video di presentazione. Già il nome è il suo programma, perchè lo zero è veramente relativo, in tutti i sensi.

L'ho scelto perchè mi sembrava offrisse qualcosa di più di un semplice dare - prendere: con il blog, con il tipo di regolamento, con il modo in cui viene gestito, propone un modello di civiltà basato sul riutilizzo, sui rapporti umani, sulla comunità.

L'utilizzo è veramente semplice, la registrazione e le attività completamente gratuite, anche se l'adesione viene caldamente consigliata, perchè il sito è gestito in maniera volontaria e richiede una mole di impegno che necessita di sostegno.

A qualcuno verrà da pensare che in fondo il baratto così inteso è figlio dei nostri eccessi consumistici e per questo poco lungimirante. Forse è vero, ma il futuro potrebbe prevedere poco scambio di superfluo, ma molto di lavori, saperi, competenze, autoproduzioni, beni di prima necessità con pochi tramite ..

uhm già, ma questo si è già visto nella storia! Più che il futuro sembra il film di un ritorno al passato.

Per noi però è diverso, noi abbiamo l'urgenza di un pianeta da salvare, e la consapevolezza di come farlo.

 

Caterina Lazzari

mamma di due, architetto, redattore, appassionata di genitorialità naturale, ambiente e dintorni

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