Inserimento all'asilo: mio figlio piange

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Ho iniziato l'inserimento all'asilo, mio figlio piange e si dispera, cosa faccio?

In questi giorni ho letto molti articoli sull'inserimento, ricchi di consigli su come affrontarlo serenamente, su come mostrarsi dolci ma determinati e su come facilitare il distacco.
Sono tutti ottimi consigli, sensati e semplici da attuare ma cosa fare se il pianto del bambino è inconsolabile e nessuno dei consigli risulta efficace?

L'asilo è necessario...a chi?

Innanzitutto una precisazione è d'obbligo, l'asilo non è obbligatorio (non lo è neanche la scuola in realtà, è l'istruzione ad essere obbligatoria, ne abbiamo parlato nell'articolo sulla scuola familiare), anche se ora la maggior parte dei bambini va all'asilo, nella nostra generazione non era un'abitudine così diffusa e l'asilo non era ritenuto affatto necessario all'equilibrio psicofisico dei bambini.
Quando le donne hanno cominciato a passare molto tempo fuori casa per lavorare è nata l'esigenza di lasciare i bambini in un luogo protetto.
Gli asili sono quindi nati per le necessità degli adulti, non sono stati fatti studi o ricerche in quel periodo su quale potesse essere l'età adatta per il distacco dalla famiglia, su quali risvolti positivi e negativi avrebbe avuto questo distacco, su come il bambino di 3 anni si relaziona con i coetanei e con gli adulti, e non conosco nessuno studio anche attuale sul fatto che l'equilibrio psico-fisico di un bambino di 3 anni possa dipendere dalla sua frequentazione o meno di una scuola dell'infanzia.
Quindi, se ne avete le possibilità, potete scegliere di tenerlo a casa con voi o mandarlo l'anno successivo senza che questo pregiudichi in alcun modo la sua carriera scolastica futura.

 

L'asilo fa bene?

Se inizialmente i bambini venivano semplicemente tenuti tutti insieme in una classe, negli ultimi 20-30 anni, la valenza educativa della scuola dell'infanzia è aumentata.
Si è compresa l'importanza fondamentale del periodo prescolare nello sviluppo del bambino e per questo molti insegnanti si sono focalizzati nel creare un ambiente ricco di stimoli, che faciliti la conquista di un ritmo fisiologico, che sia di supporto alla conquista dell'autonomia e allo sviluppo della capacità di relazionarsi oltre a seguire il crescere delle competenze del bambino.
L'asilo potrebbe quindi potenzialmente essere una esperienza positiva ma molto dipende dalla scuola che frequenta, dall'insegnante e dal bambino stesso. In molti casi passare del tempo al di fuori dalla famiglia può essere un'esperienza entusiasmante che va sostenuta e incoraggiata ma solo se, superate le prime fisiologiche paure e difficoltà, il bambino si adatta ai nuovi ritmi e mantiene una serenità di fondo.

 

La socializzazione precoce

Fino a tre anni circa i bambini hanno bisogno di relazionarsi principalmente con un adulto, da quest'età in poi,  cominciano ad essere curiosi anche nei confronti dei loro coetanei e ad avere la capacità di giocare insieme ad uno o due compagni. Inoltre, se si sentono in un luogo sicuro, sono in grado di lasciare la madre o l'adulto di riferimento per parecchie ore consecutive senza subire traumi.
Dobbiamo però sapere che la socializzazione in questa fase della crescita potrebbe essere tranquillamente soddisfatta al parco giochi, con gli amichetti di famiglia, con i cugini e in mille altri modi.
Gordon Neufeld nel suo libro "I vostri figli hanno bisogno di voi" sottolinea come molte volte la socializzazione precoce sia una delle cause dell'orientamento ai coetanei, ovvero la perdita della famiglia come luogo di rifermento a favore di una educazione tra pari di cui vediamo gli effetti negativi: bullismo, sessualità precoce, aumento delle patologie depressive in età infantile...

Quando sono pronti per il distacco?

I bambini non sono tutti uguali, lo sentiamo dire mille volte, eppure pretendiamo che siano tutti in grado nello stesso momento (indipendentemente che siano nati a gennaio o a dicembre!) di afffrontare un distacco sereno.
Innanzitutto è importante vedere se il bambino ha già sviluppato la capacità di capire che la mamma e il papà DAVVERO torneranno a prenderlo, una cosa che per noi è scontata e che per loro non lo è affatto.
Immaginate di trovarvi in un luogo straniero e l'unica persona del luogo che vi sta guidando, dopo avervi lasciato in un affollato bar pieno di persone spaesate tanto quanto voi, vi dice che tornerà presto a prendervi, come vi sentireste? Credo che un pochino di panico malcelato arriverebbe per tutti, forse inconsciamente pensereste "E se non tornasse?"
Molto utili in questo caso sono i giochi di ruolo con pupazzi e bambole che lasciano i loro piccoli ad un altro adulto per andare a fare la spesa e poi ritornano a prenderli (e tutte le varianti che la fantasia vi suggerisce), anche il classico nascondino al parco, oltre che divertente, sarà utile per trasmettere il messaggio "ora ci sono, ora non mi vedi più, ora ci sono di nuovo".

 

L'inserimento graduale e rispettoso

Purtroppo un inserimento davvero graduale in cui i bisogni emotivi dei bambini siano rispettati è appannaggio di pochissime scuole, ( per es. quelle di stampo alternativo come quelle dell' Opera Montessori)
Quello che succede è che una piccola parte dei bambini di indole molto adattabile si ambienta subito perfettamente, una parte più consistente mostra segnali di sofferenza per le prime settimane per poi adattarsi, una parte più piccola ma comunque presente, non si adatta e sviluppa una serie di conseguenze negative a breve termine (rifiuto di mangiare, sonno agitato, rifiuto di andare in bagno, pianto immotivato...), e, in alcuni casi, a lungo termine (sfiducia nell'adulto di riferimento, perdita della connessione con la famiglia, mutismo selettivo, eccessiva timidezza...)
Nelle scuole esistono reali esigenze organizzative della struttura che non può venire incontro alle esigenze di TUTTI, ma, a mio avviso, si potrebbe fare molto di più per aiutare i bambini a sentirsi in un luogo sicuro PRIMA che venga il momento in cui l'adulto di riferimento deve andarsene via (per poi magari stare fuori dalla scuola a mangiarsi le unghie nervosamente). Molte regole all'interno della scuola vengono modificate se c'è una forte richiesta da parte dei genitori, non accettate passivamente le regole dell'inserimento, è interesse anche degli insegnanti avere bambini sereni, provate a chiedere!
Potrebbe bastare conoscere l'insegnante prima dell'inizio dell'asilo, prolungare il tempo di presenza del genitore o accorciare le ore in cui il bambino sta a scuola, fare il pranzo a casa o qualunque altra cosa che faccia sentire il bambino sereno di essere in un luogo protetto con persone che si prendono cura di lui in un modo diverso dai genitori ma sempre amorevolmente.

 

Mio figlio piange ma io devo andare a lavorare

Se vi siete resi conto che vostro figlio non sarebbe ancora pronto al distacco, o il tempo dedicato all'inserimento è quasi inesistente e vostro figlio continua a disperarsi tanto da farsi venire i conati di vomito ma comunque la vostra organizzazione di vita non vi permette di fare diversamente, cosa potete fare?

  • non incolpate il bambino perchè piange
  • non fate confronti con altri fratelli o compagni
  • dedicategli tutta la vostra presenza per quanto più tempo possibile sia a casa che nel momento del distacco
  • abbracciatelo, senza giudizio, fategli sentire il vostro amore, è quello di cui ha disperatamente bisogno in questo momento
  • chiedetegli dove sente la sensazione di angoscia nel suo corpo e provate insieme a fare spazio a questa sensazione in tutto il corpo, chiedetegli di sentire anche le punte dei piedi e delle mani, lo aiuterà a rimamere ancorato alle sensazioni corporee che sono più tangibili e gestibili più facilmente. La stessa cosa potete farla voi se l'onda di ansia vi travolge.
  • non pensate che "è solo un capriccio", il pianto è l'espressione di un bisogno, magari momentaneo (molti bambini smettono di piangere quando il genitore si allontana), i bambini vivono nell'attimo presente, in quel momento stanno davvero sentendosi disperati anche se forse un momento dopo saranno pieni di gioia per aver incontrato un amichetto. Accogliete questo momento per quello che è, un momento di disperazione totale che necessita di molta amorevolezza.

E infine, state facendo ENTRAMBI un grande passo, tutte le indicazioni scritte sopra valgono anche per voi, non siate duri con voi stessi, non fate confronti con gli altri genitori, non incolpatevi, cercate supporto emotivo da chi vi vuole bene. Accogliere le angosce dei nostri figli è forse una delle più grandi sfide della genitorialità.

 

di Barbara Lamhita Motolese

Barbara Lamhita Motolese

Amo l'innovazione in tutti i campi, e come mamma mi sono scoperta innovativa facendo scelte del passato!
Vivere la mia genitorialità ricercando la coerenza con il mio sentire e con il mio pensiero, mi ha portato a esperienze poco comuni e molto felici: il parto in casa, il co-sleeping, il babywearing, e l'homeschooling... per citarne alcune.
Sono un'appassionata custode della nascita e della genitorialità consapevole.
Ho dato vita a Lallafly.com e al suo blog GenitoriChannel.it per coniugare la mia passione dei temi genitoriali con quella per il web.

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