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Mamma, oggi nessuno voleva giocare con me a scuola...

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Impigiamata arriva in cucina per darmi il bacio della buona notte, Aylin è una bambina dolce, sensibile, coccolona, non andrebbe mai a letto senza darmi un bacio... mentre io me ne dimenticherei facilmente... ha 10 anni, fa la quinta e fra un paio di mesi avremo archiviato pure il primo round di elementari.

“Mamma, oggi all'intervallo nessuna delle mie amiche voleva giocare con me...” ha la bocca increspata, con quelle belle labbra che tutti le chiedono se ha messo il rossetto, gli occhi sfuggenti, si vede in faccia che la cosa è dolorosa.

 

Rimango un po' spiazzata, perché mi rendo conto che è una sciocchezza, ogni tanto succede, ogni tanto ha 3 amiche del cuore, e ogni tanto torna a casa dicendo: “Marina non è più mia amica! Basta!” entro la settimana sono di nuovo migliori amiche.
Però non voglio sminuire quanto le è successo. Non voglio darle il messaggio che “sentirsi così è normale, è una sciocchezza, poi passa”.

Riconoscere le emozioni

Mi sento grata del fatto che lei mi racconti questa cosa, è un assist per permettermi di chiederle: “E tu come ti sei sentita?” lei non sa rispondere. Spesso i nostri figli non sanno dare un nome alle sensazioni e ai sentimenti, spesso non sappiamo farlo neanche noi. Ma conoscersi, riconoscere come ti senti è importante.

Le suggerisco: “Ferita?, che non conti nulla?... messa da parte?”
“...Si” mentre si aggrotta la fronte e intanto tortura un tovagliolo.

… e ora che ha riconosciuto come si sente... come vado avanti? Penso tra me e me...

Poi rifletto su di me, e sulle mie insicurezze e su quello che solo ora, a 40 anni suonati, comicio a scoprire: se noi non ci sentiamo bene con noi stessi, meritevoli dello sguardo, dell'amicizia, dell'approvazione degli altri, in genere è perché siamo i primi a non ricordarci il nostro valore, a non riconoscerci, nel profondo, che siamo degni di essere visti e del fatto che altri vogliano la nostra compagnia.
La vogliono non per le mille cose che facciamo per loro, o diciamo, o per le cose “fighe”, ma per quello che siamo, per le cose belle che sono dentro di noi. Spesso è una cosa sottile, uno non ci fa caso, perché a parole siamo capaci a dire quante cose belle sappiamo fare, e quanti bei voti abbiamo preso, ma in fondo al cuore, qualche ferita ha fatto un buco, e in quel buco è finito un pezzo della nostra autostima... e questo da fuori si vede: le persone si allontanano, è come se noi dicessimo loro di andarsene, che noi non abbiamo nulla di interessante davvero, solo un sacco di boria che esce dalle nostre parole, o siamo interessanti solo quando stiamo dando qualcosa che a loro serve.

Così le chiedo “Quali sono le cose belle che ti caratterizzano e per cui una persona dovrebbe volerti stare vicino? Prova a pensarci...”
“Nessuna” mi dice dopo qualche attimo.
“Nessuna eh... allora hanno ragione a non voler stare con te!”

a questo punto è un po' spiazzata...

“Aylin, io conosco decine di cose belle di te, perché sei piena di belle qualità, ma se tu non te lo ricordi e non lo credi, l'energia che esce da te è quella di chi vuol essere allontanata.
Devi essere tu la persona che pensa cose belle di te, che si ricorda di essere una persona bella. Quando tu te ne ricordi e sai questo di te, anche gli altri lo vedono e lo sentono, senza che tu parli.

Funziona davvero così.”

Tre cose belle di te

...glielo dicevo rendendomi conto non solo che le dicevo una cosa vera, ma anche che era terapeutico per me... che quelle sono cose che devo ricordarmi di me stessa: che la gente ha piacere di passare del tempo con me, parlare con me, ascoltarmi, lavorare con me... perché sono una bella persona, esattamente come io ho piacere a sentire al telefono, passare del tempo, chiacchierare o fare un lavoro con tante delle persone che conosco: perché sento che sono belle. Senza che facciano o dicano cose particolari... e così mi rendo conto che, sì ci sono le persone spiacevoli, ma la maggior parte di noi ha qualcosa di bello da scoprire, condividere, dare o prendere.

“Allora Aylin, adesso ti do un compito difficilissimo eh...: per domani quando esci da scuola, mi devi dire 3 cose belle di te.
Se tu fossi un'altra, quali sono le 3 cose belle per cui vorresti stare con Aylin? L'unico aiuto che posso darti è che io ne so tirare fuori più di 10 in un minuto! ...hai tutto il giorno.”

Il giorno dopo all'uscita da scuola è stata la prima cosa che Aylin teneva a dirmi (a distanza di 20 ore dal discorsetto... io neanche mi ricordavo). Come prima strategia era andata dalle sue amiche a chiedere aiuto, e che bello sentirsi dire cose belle dalle amiche, rinfranca il cuore... poi Aylin ha continuato l'esercizio per alcuni giorni, pensando ogni volta che si faceva difficilissimo, perché aveva gia' trovato 3, 6, 9 cose belle e quindi dove ne pescava altre?

Avrà funzionato? Io credo di sì. Non cancelliamo le nostre insicurezze in un giorno e certo le insicurezze di mia figlia sono anche una mia responsabilità, ma ehi, io faccio del mio meglio e so che faccio e ho fatto un sacco di errori, certi li riconosco anche mentre li faccio e non riesco a non farli, ma mi è parso di averle dato uno strumento.

Ecco ho pensato di condividerlo con voi, perché son quei momenti dei figli con cui spesso dobbiamo fare i conti e a volte ci colgono senza parole, ma possono trasformarsi in momenti di luce per tutti.

di Barbara Siliquini

 

Immagine: illotum su Flickr.com

Barbara Siliquini

Da single impenitente, affamata di vita, girovaga del mondo, donna in carriera, sono diventata una mamma allattona, spesso alternativa e innamorata del grande universo della nascita dolce, dell'alto contatto, della vita consapevole. Così è nato GenitoriChannel, per condividere con tutti: i dubbi nell'essere genitori, le scoperte, l'idea del rispetto come primo valore della genitorialità, i trucchi per vivere il quotidiano con leggerezza e con consapevolezza.

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