Aiutare i bambini a gestire le emozioni attraverso il corpo

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Come aiutare tuo figlio a gestire le sue emozioni attraverso il suo corpo

Proviamo emozioni fin dal pancione della mamma.

Emozioni e corpo: parole impegnative.

Se è difficile riconoscere le proprie emozioni, lo è anche poterle gestire. Soprattutto perché coinvolgono il proprio corpo.

Ma andiamo con ordine, perché tutto è stato pensato in modo concatenato, unito e ordinato.

Ciascuno di noi, fin dalla vita uterina, prova delle emozioni: si rallegra, si rattrista, si preoccupa. E necessita di far sfogare in qualche modo questo eccesso di respirazione, di battito cardiaco, di produzione ormonale.

I bambini rendono le emozioni fisiche, naturalmente

Se osserviamo bene i bambini, possiamo individuare in loro dei comportamenti tipo che mettono in atto per esprimere le emozioni.

Ho ancora vivo il ricordo di abbracci fortissimi, quasi mozzafiato ed eterni, ricevuti dai miei figli per momenti di infinita emozione che io chiamo gioia. I nostri corpi quasi venivano stritolati tanta era la forza immessa.

Quando invece accadeva uno scoppio di lacrime, l’abbraccio con il figlio si trasformava in una presa decisamente più accogliente, certamente consolatoria. Anzi, si può dire che l’abbraccio partiva da me e il figlio si lasciava abbracciare: una passività che offriva spazio alla mia iniziativa.

A volte un sentimento più vago, evanescente, riempiva il cuore dei miei figli: in quel momento il mio tocco su di loro si faceva più leggero, più rispettoso.

Questi sono solo alcuni dei molteplici esempi di emozioni e di tocco a esse legato. Che poi permettono di capire che le parole, che nel tempo l’uomo ha inventato, a fatica descrivono l’emozione provata: quasi la ingabbiano, la costringono in spazi stretti e codificati.

Invece l’emozione, oltre a essere personale, è innanzitutto indicibile, indescrivibile.

Imparare il linguaggio corporeo delle emozioni è una grande opportunità anche per noi adulti

Ma allora come è possibile comunicare con gli altri, raccontare di sé, e soprattutto cercare di capire l’altro, tanto più se è un bambino?

Nel tempo ho rinunciato un po’ a quella mia parte razionale, analitica, organizzatrice della mia mente che deve sapere, capire, prevedere: ho accettato di non verbalizzare le emozioni, i sentimenti, gli stati d’animo.

Ho preferito trasmetterli con il contatto del corpo: il mio con quello dei miei bambini.
Ci siamo abbracciati e abbiamo fatto la lotta; li ho allattati, lavati, massaggiati. A volte sono stati loro stessi a donarmi i massaggi, i baci, le coccole.

Essere stata disponibile fisicamente ai loro esperimenti – chi non ha mai giocato alla parrucchiera con la propria figlia? – ha permesso loro di sentirsi utili, importanti. Di conseguenza la loro autostima è cresciuta, si è consolidata. Quando questo succede si origina un circolo virtuoso.

Quasi come pietre miliari della loro personale storia stanno quei momenti in cui i miei figli si sono appoggiati a me senza dire né fare alcunché: immobili, silenziosi eppure così bisognosi di sentirmi, di sapere che io –
mamma – c’ero. Esattamente come la nostra Madre Terra che c’è, ci sostiene, ci nutre. In silenzio.

Oggi, per esempio, ho accompagnato il mio ultimogenito dalla neuropsichiatra per l’aggiornamento della certificazione della disortografia e, alla fine dell’incontro, stremato, pone la fatidica domanda all’esperta: “Cosa vuol dire dislessia?”. Mentre questa spiegava, lui ha iniziato a premere il suo volto e poi la sua testa contro di me. Sentivo che necessitava di una "messa a terra" delle sue emozioni: finalmente stava per scoprire qualcosa di nuovo.
Ne era incuriosito, ma non sapeva se ne saŕebbe stato lieto. La neuropsichiatra ha agito in modo magistrale, lui ha superato la prova sperimentando prima l’ansia dell’ignoto e poi la pace del conosciuto grazie alla presenza rassicurante di un corpo stabile.

Un libro gratuito per prendersi cura della relazione attraverso il contatto, il tocco

Ma come è possibile trattenere tutto questo per sé? E soprattutto, perché, avendolo a disposizione, non usarlo per aiutare gli altri? 
Ecco allora un cammino iniziato cinque anni fa con la proposta rivolta ai bambini per scoprire che “Le mani parlano, ascoltano, leggono e hanno una
memoria”.

Successivamente la proposta si è rivolta anche ai genitori, alla coppia genitore/figlio, agli insegnanti e a tutti gli adulti curiosi e desiderosi di scoprire
come utilizzano il loro corpo in relazione con gli altri.

Dal tocco la vitaL’esperienza fatta è stata quindi raccolta e organizzata nel libro ”Dal tocco la vita! Per la cura delle relazioni” (Ed. EricksonLive, 2016) che permette di prendersi un tempo di riflessione e approfondimento adatto a
ciascun temperamento.
Il libro, oltre a presentare studi scientifici a supporto dell’esperienza svolta, si avvale dei contributi di tutti i protagonisti dei percorsi che ho condotto. Uno per tutti, Marco di nove anni: “Ho sentito un’emozione di
dormire dopo di sonno come di rilassamento. Mi ha fatto un’emozione di piacere. (soprattutto alla schiena!) grazie!”.

 

di Francesca Pase

Insegnante di massaggio infantile, operatrice shiatsu e pratica cranio-sacrale, formatrice.

 

 

Immagine: Mother daughter...on Shuttestock.com

Barbara Siliquini

Da single impenitente, affamata di vita, girovaga del mondo, donna in carriera, sono diventata una mamma allattona, spesso alternativa e innamorata del grande universo della nascita dolce, dell'alto contatto, della vita consapevole. Così è nato GenitoriChannel, per condividere con tutti: i dubbi nell'essere genitori, le scoperte, l'idea del rispetto come primo valore della genitorialità, i trucchi per vivere il quotidiano con leggerezza e con consapevolezza.

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