Anche se ognuno lo fa a suo modo, trascorrere del tempo con i nostri figli è molto importante, è importante dedicare loro del tempo di “qualità”, ma anche tempo in “quantità”. Nel bellissimo libro di Carlos Gonzalez “Besalo mucho” fa un esempio molto chiaro su questo: provate a dire al vostro datore di lavoro che da domani lavorerete la metà delle ore, ma dedicando al lavoro del tempo di qualità...
...ecco. Se il tempo con i figli è poco, ma di qualità, beh, meglio di niente, ma teniamo presente che la quantità ha il suo perché.
Mi rendo conto che oggi è difficile fare scelte che ci consentono di stare del tempo con i nostri figli, di sicuro il farlo in molti casi comporta che uno dei due genitori dedichi al lavoro un tempo limitato, con la conseguenza di ridurre la disponibilità economica della famiglia.
...Ve beh, ora ve lo confesso: questo articolo lo scrivo per me stessa: a casa nostra abbiamo fatto una scelta di "downshifting economico", dopo anni in azienda, ben pagata, ho scelto un lavoro in proprio, che mi impegna meno ore, mi consente di lavorare spesso da casa, mi piace, in famiglia entrano molti meno soldi, ma sto scoprendo che siamo molto più ricchi.
Solo da poco sono in grado di riconoscere questa maggiore ricchezza e quindi di riconoscere il valore elevato della mia scelta. Mi sono accorta che mettiamo così tanto a fuoco la monetizzazione delle attività. che spesso fatichiamo a riconoscere il valore non monetario che produciamo. Di riconoscerlo anche a noi stessi e di esserne orgogliosi, al pari di quando possiamo guadagnare uno stipendio che altri si sognano.
Ho capito che è importante riflettere sul fatto che ci siamo abituati a pensare che assolvere ai bisogni di sicurezza e stabilità economica sia l'unico parametro che ha senso misurare: vivere comodamente, in case grandi, dotati di tutti gli eletrodomestici di supporto, di device tecnologici, cercando di non rinunciare ad acquistare servizi o oggetti che possono tornarci utili, per noi assume un valore chiaro, mentre non siamo abituati a misurare come un valore: la stabilità emotiva, la sicurezza e il piacere che i nostri figli traggono dalla nostra presenza.
Perché è così: dati noi stessi, il fatto che che siamo più presenti con i figli o meno presenti (spesso per portare a casa la pagnotta), non ha lo stesso impatto su di loro. E parlo proprio di "quantità" di presenza.
Con questo non intendo scoraggiare nessuno dal tenersi un buon lavoro, pagato, per stare a casa con i figli. Nè dirvi di rinunciare a case belle, comode, dotate di tutti i comfort (io non l'ho fatto, tra l'altro).
Voglio piuttosto porre l'accento sulla ricchezza che producono coloro che fanno una scelta di “downshifting”. Cioè quelle famiglie dove uno dei genitori rinuncia ad un lavoro, più o meno ben pagato che lo tiene fuori di casa da mattina a sera, per un'attività meno remunerativa, ma che consente maggiore flessibilità e disponibilità di tempo per i figli, o per dedicarsi solo al menage familiare, oppure quelle famiglie (rare!) dove entrambi riescono a lavorare meno per dedicare più tempo a stare bene insieme.
Per evidenti ragioni di parte, quello di valorizzare l'apporto di una coppia di genitori che sceglie di rimodulare il proprio impegno lavorativo a favore di un maggiore impegno familiare è un concetto che mi è caro. Ho scoperto che è una scelta che magari non produce reddito, ma produce ricchezza.
Parlo di coppia di genitori, perché questo “rimodulare” vede entrambi molto attivi sia nella decisione delle responsabilità da prendersi, sia nel lato pratico: uno dei due genitori si fa carico di essere il perno sul fronte della stabilità economica, l'altro genitore si fa carico di essere il perno sul fronte affettivo relazionale e sulle cose pratiche che richiede la gestione familiare.
Non sono comparti stagni, ovviamente. ...Anche perché a volte chi si fa carico della gestione affettivo relazionale, mette in campo tali energie che, senza un sostegno e una pausa, soccombe.
Se chi si occupa del menage familiare è quello che produce meno reddito monetario o un reddito monetario nullo, non si dimentichi di quanto valore sta producendo per la famiglia: per i bambini trovare un genitore ad aspettarli fuori da scuola, o a casa, godersi dei momenti di famiglia una volta a casa, per il genitore che lavora fuori casa, sapere che i bambini sono con l'altro genitore, che se ci sono imprevisti, malanni, urgenze, "cose di famiglia" c'è l'altro genitore ad occuparsene è una ricchezza...
E difficile concettualizzare l'apporto che la nostra presenza costante ha per i bambini, perché non siamo abituati a farlo.
Stabilità, sensazione di sicurezza, sapere che si può chiedere aiuto, inconscia conferma di essere visti, di essere importanti, compagnia, sensazione di casa e di famiglia, condivisione, complicità, salute (spesso il genitore che sta a casa si occupa meglio della qualità del cibo, ad esempio, o può ricorrere a meno medicine avendo più tempo a disposizione per far fare ad una malattia il suo naturale decorso). Sono cose che la maggiore presenza di un genitore a casa può garantire come apporto di ricchezza in più ad un figlio e alla famiglia.
Siamo abituati a considerare importante la formazione scolastica, lo sport, la musica, l'attivazione di competenze e per queste siamo disposti a riconoscere un valore economico, dovremmo imparare a contemplare il valore della ricchezza prodotta da un genitore che sta a casa.
Non è una scelta per tutti, ognuno di noi compie costantemente delle scelte sulla vita sua e della sua famiglia, ognuno secondo la sua sensibilità, ma mi preme dire che scegliere di rinunciare a delle "cose", delle esperienze, delle spese, delle serenità economiche, può avere una contropartita che non è monetizzabile, ma che potrebbe valere molto di più.
Che ne pensate? Il ragionamento vi torna?
di Barbara Siliquini
Commenti
SOrse se cominciamo dal valorizzare l'importanza di crescere i figli in un certo modo, questo aiuterà la società a cambiare...
Il mondo del lavoro e' strutturato oggi in una maniera assurda per la vita delle famiglie, se ci pensi. Non so se è così ovunque, perche' tendiamo sempre a pensare che l'erba del vicino sia piu' verde. Ma credo che in nord europa, per esempio, non sia normale rincasare alle 19 o alle 20...
Per me per esempio può essere facile rinunciare a parrucchiera e vestiti ma senza gite e viaggi dopo un po' divento di cattivo umore e mi sento costretta e castrata, per altri magari è vero il contrario.
E tutte queste scelte vanno condivise prima tra entrambi i genitori perchè tutto poi funzioni serenamente.
Tuttavia, finito di leggere il tuo articolo, mi vengono in mente persone che incontro ogni giorno. Le donne che lavorano tanto per guadagnare il minimo indispensabile, che non hanno un lavoro ben pagato a cui rinunciare, le famiglie dove in due si fa fatica a mettere insieme un reddito decente, o le madri single o separate che dir si voglia, o con un figlio disabile, in un paese dove il welfare è davvero scarso. Mi vengono in mente anche madri e padri che preferiscono fare un lavoro che amano, poco pagato e che li tiene molto impegnati, piuttosto che fare i cassieri part-time infelicemente.
E' un privilegio poter scegliere di avere tempo di qualità e di quantità da dedicare ai bambini, e al contempo non essere frustrata perché passi quattro ore al giorno a battere scontrini o perché non hai i soldi per mandare tuo figlio in palestra. E’ un magnifico privilegio.
E c’è un altro spunto di riflessione nel tuo articolo. Tu giustamente parli di coppia di genitori: uno dei due genitori si fa carico di essere il perno sul fronte della stabilità economica, l'altro genitore si fa carico di essere il perno sul fronte affettivo relazionale e sulle cose pratiche che richiede la gestione familiare. Ecco, mi piace molto questo punto di vista di corresponsabili tà, ma mi chiedo quanti casi ci siano in Italia di inversione dei ruoli tradizionali, ovvero che il perno della stabilità economica sia la donna. Io ne conosco uno solo.
Grazie, ti abbraccio
spesso scegliere di stare di più con la famiglia è un privilegio. Tuttavia, anche quando è possibile, non è scontato.
Ci sono persone e famiglie che non possono proprio permettersi di scegliere. Ma ci sono anche tante famiglie che non sceglierebbero mai cio' che ho scelto io. Cosa del tutto legittima.
In questo discorso si inseriscono temi legati al mondo del lavoro, alle prospettive, alla valorizzazione dei nostri talenti, ai temi di genere. Ma anche il recupero del valore di dedicarsi al futuro del mondo e di tutti attraverso la crescita armoniosa dei figli.
Si aprono mondi di riflessione. Quella che volevo limitarmi a fare qui è che, quando ho lasciato un lavoro "sicuro" e ben pagato, e me ne sono inventata uno nuovo, che partiva da zero, per dedicarmi a una passione e avere più tempo per la mia famiglia, mi ci è voluto molto a interiorizzare il valore del mio nuovo apporto in famiglia.
Il fatto stesso che mio marito portasse più soldi di me (e in passato era il contrario) mi faceva sentire come se io "producessi meno valore"...
Mi ci è voluto un po' a prendere coscienza del fatto che se ora con i ragazzi ci posso stare io, non posso farlo valere il costo di una babysitter a ore, perché per la mia famiglia e per il mondo, vale molto di più...
Oggi che il mondo gira sul benessere economico e sui soldi, arrivare a capire questo, ad interiorizzarlo , non solo a "recitarlo", ma ad averne la chiara coscienza e consapevolezza, non è cosa semplice. Te lo dice una ex donna in carriera
anche a me torna quello che tu dici. Ci sono molti temi che si aprono in questo scenario: temi di genere, mercato del lavoro, fragilità della famiglia...
Io ne ho toccato uno solo legato al fatto che spesso se uno (madre o padre) decide di penalizzare il lavoro o stare a casa con i figli viene considerato "un po' sfigato" anche da se stesso, inconsciamente. .. Una donna viene valutata come una che non ha grandi aspirazioni o capacità; un uomo viene svilito nella sua maschietà...
In questo articolo mi fermo qui.
Ma concordo con le tue osservazioni che vanno oltre.
genitorichannel.it/.../...
grazie per gli apprezzamenti e la condivisione.
Capisco perfettamente quello che dici... a molti di noi occuparsi della famiglia/casa e basta sta stretto.
Valorizzare i propri talenti è importante, non va lasciato perdere. Io direi che è un dovere.
La difficoltà è trovare o inventarsi una occupazione che consenta una conciliazione di vita familiare e aspirazioni professionali.
E' difficile, ma non impossibile.
Comincia a pensare alle cose che ti piacerebbe fare oltre a occuparti di tua figlia: focalizzare un'idea è un passo importante.
Il fatto di aver studiato molto ci serve per avere una mente aperta e allenata su certi fronti più che in altri, ma non lasciare che "mettere a frutto" i tuoi studi sia limitante. Metti a frutto te stessa e i tuoi talenti. Il fatto di aver studiato ti sosterrà.
Poi concediti di dedicare del tempo a te stessa, questo è un dovere che abbiamo verso noi stessi. Intendo: trovati delle ore della settimana che sono solo tue, non dedicate a tua figlia: marito, tata, nonni... in quel momento qualcuno ti sostituisce.
Nel tempo che hai per te comincia a pensare a ciò che vuoi fare.
Senza fretta, ma puoi costruirti il tuo futuro, armonioso, dove senti di mettere a frutto i tuoi talenti e valorizzare anche la tua famiglia.
Io mi sono creata un lavoro che mi consente di conciliare vita lavorativa e familiare. Non ho solo abbandonato il lavoro, non sarei stata contenta.
Lavoro da casa e quando mia figlia aveva 2 anni, avevo una tata che veniva tutte le mattine e stava con lei, ma in casa, dove ero anche io. Così lei poteva venire da me quando voleva, io ero tranquilla, ma allo stesso tempo potevo dedicarmi al lavoro.
In bocca al lupo.
bs