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I capricci sono un regalo incartato male

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Come gestire i capricci senza ricorrere a urla e sgridate

Spesso i bambini ci portano al limite della nostra pazienza, in particolare nella fase che viene chiamata "terrible two".

Sappiamo che urlare, sbraitare, punire, spiegare troppo in modo razionale sono tutte modalità poco utili e spiacevoli per gestire i capricci nonché, alla lunga, dannose per noi e i nostri figli

Allo stesso modo però trovare altre modalità più armoniche e in sintonia con il rispetto della relazione con i bambini è talvolta complicato da mettere in pratica.

La bella notizia però, è che è sempre possibile apprendere e vivere nuove strategie in linea con il tipo di genitore che vorremmo e che sappiamo di poter essere.
Non solo... Oltre ad uscirne con una migliore relazione con i nostri figli, ne usciremo anche con dei doni preziosi per noi stessi e per la nostra crescita interiore.
Vediamo come nella pratica.

Il vissuto di tuo figlio. E se fosse un regalo?

Immaginati questa scena:

tuo figlio ha un regalo per te; è lì e te lo consegna fra le mani...e tu gli dici:
“No tesoro. Non posso accettarlo perché...”

e inizi a dargli una serie di spiegazioni razionali sui motivi, tutti assolutamente validi, del perché non puoi, del tipo:
sono troppo impegnata, ora ho da fare, mamma sta lavorando ecc...

Scena irreale vero?

Oppure lui arriva con un regalo e tu inizi a dirgli, con voce ferma e infastidita,
“no, questo regalo no! non va bene!”
e poi, vedendo che lui continua ad insistere, alzi ancora di più la voce urlando: “Basta. Ti ho detto di smetterla di darmelo!”

Anche questa scena è decisamente poco reale. Non trovi?

Eppure non così tanto. Dipende molto da che cosa intendiamo con regalo.

Per me regali sono tutti gli atteggiamenti e le comunicazioni che i nostri figli ci fanno.
Anche quelle più “fastidiose” del tipo “mamma, voglio giocare con te” mentre tu stai lavorando a un progetto importante, oppure “papà, non voglio mangiare questo” dopo che hai passato tempo prezioso in cucina.

Anche se so per esperienza che quando i nostri figli arrivano con delle richieste, esigenze, bisogni tutto ci sembra tranne che un regalo... in realtà è sempre qualcosa di prezioso.
E’ il loro mondo interiore che ci stanno comunicando e consegnando.
Sebbene nella forma per noi talvolta ostica da capire.

E’ un po' come se ci stessero dando una pietra preziosa incartata con carta da giornale stropicciata e sporca. Se ci fermiamo a vedere solo la carta esterna, ci perdiamo il gioiello al suo interno.

 

Ecco da dove arrivano capricci e le cose che ci fanno arrabbiare.

Quando accade che i nostri figli arrivano con il pacchettino di carta sporca e stropicciata, quello che dobbiamo fare è accogliere il regalo, fare il gesto di aprire le braccia e prendere fra le nostre mani ciò che in quel momento ci stanno consegnando.

E allora di fronte al “mamma, voglio giocare con te” mentre tu stai lavorando a un progetto importante, vale la pena fermarsi un attimo e, guardando negli occhi tuo figlio, accogliere il suo bisogno dicendogli: “Caspita, ti capisco. E’ proprio bello giocare assieme e dedicare un tempo a noi.”

Anche perché se non lo facciamo, può diventare: “mamma, Mamma, MAAAAMMMMMAAAAA”, fino a diventare “Piango disperata” oppure “Gioco da sola e metto tutto in disordine nel modo che so che ti fa tanto infastidire perché so che così mi noti e mi dai la tua attenzione”.

Con la conseguenza per te di dover smettere tutto quello che stavi facendo (compreso il lavoro al tuo progetto importante) e gestire un bisogno molto più amplificato e richiedente per un tempo decisamente più lungo.

 

L’accoglienza del vissuto e della emozione di tuo figlio prima di tutto.

L’accoglienza del vissuto e della emozione di tuo figlio è molto importante. Tra i molteplici esiti positivi di questo atteggiamento vi è quello di evitare capricci o situazioni in cui vieni invaso dall'esasperazione.

Nel mio lavoro come psicologa, quando conduco dei colloqui, le persone arrivano con tanti vissuti. Possono essere presenti, passati o preoccupazioni legate al futuro. Uno degli strumenti che prevalentemente utilizzo è l’ascolto empatico. E’ un modo di ascoltare aperto, privo di giudizio, che mette naturalmente la persona a sua agio nel potersi aprire totalmente. Questo fa sì che una persona, indipendentemente da quello che sta vivendo, senta che può essere se stessa e che è accolta in tutta la sua interezza, e le consente, in completa autonomia, di trovare da sola la riposta a ciò che stava cercando.

Questo modo è molto utile con i nostri bambini, sia che siano in una fase di crisi, sia nell'accogliere le loro richieste.

 

Le conseguenze nel lungo termine del negare il vissuto e le emozioni dei bambini

Cosa succede quando ripetutamente un bambino riceve un rifiuto, o delle urla, o delle spiegazioni troppo razionali per lui da comprendere di fronte a un suo bisogno?

  • Incrementa la richiesta con atteggiamenti sempre più alla nostra vista “problematici ed insistenti”.
  • crescendo avrà difficoltà ad ascoltare il suo sentire interiore e a riconoscere le sue emozioni, prendendo scelte in base a ciò che dicono gli altri e non fondate su ciò che sente e vuole davvero
  • perde alla lunga la fiducia nella relazione con le figure di riferimento


Un bambino che ti dice “mamma, voglio giocare con te” mentre tu sei impegnata, è un bambino che sa ancora cosa vuole, che vuole stare con te, e che te lo dice. Ha ancora fiducia che tu gli possa rispondere e lo possa ascoltare.

La cosa più “brutta” che possa succedere ad ogni famiglia è che poi quelle richieste i bambini smettano di farle, perché oramai hanno talmente interiorizzato i nostri no! che per evitare di provare quella sofferenza, piuttosto stanno zitti.
A noi sembrano “bravi”, in realtà hanno imparato che è meglio stare in silenzio piuttosto che venir ripetutamente sgridati.

 

Il regalo che rimane a noi accogliendo l’emozione

Come mai è così vincente accogliere l’emozione?

Perché quando ci alleniamo a farlo con i nostri figli, accogliendo le loro emozioni o le loro richieste, oltre a creare una relazione di fiducia, impariamo automaticamente a farlo con noi stessi. E questo riduce di gran lunga quel dialogo interiore che nutre l’odio verso noi stessi, mentre amplifica e dà sempre più spazio ad una voce amorevole che ci accoglie per quello che siamo, infondendoci la sicurezza e la forza per incarnare ciò che davvero siamo.

 

di Simona Vanetti

Se vuoi approfondire il tema di questo articolo ed altri per divenire ancora di più il genitore che sai di poter essere, guarda tutti i per-corsi di Lallafly

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Crediti immagine mamma e figlia che discutono: di SaMBa su Shutterstock

Barbara Lamhita Motolese

Amo l'innovazione in tutti i campi, e come mamma mi sono scoperta innovativa facendo scelte del passato!
Vivere la mia genitorialità ricercando la coerenza con il mio sentire e con il mio pensiero, mi ha portato a esperienze poco comuni e molto felici: il parto in casa, il co-sleeping, il babywearing, e l'homeschooling... per citarne alcune.
Sono un'appassionata custode della nascita e della genitorialità consapevole.
Ho dato vita a Lallafly.com e al suo blog GenitoriChannel.it per coniugare la mia passione dei temi genitoriali con quella per il web.