Stampa questa pagina

Come gioca un bambino da 6 a 24 mesi

Scritto da

Come si evolve il gioco di un bambino da 6 a 24 mesi

Abbiamo visto come un neonato già dalla nascita utilizza il gioco come veicolo preferenziale di apprendimento, inizialmente con il contatto e poi con l'utilizzo della vista.

Intorno ai 6 mesi il bambino, dopo aver esplorato il proprio corpo, inizierà a protendersi anche verso gli oggetti e le persone, allungando le braccia e cercando di tenere stretto tra le mani ciò che riesce ad afferrare.
In questa fase può essere utile predisporre un angolo di gioco a terra, dove posizionare alcuni (non troppi) oggetti facilmente afferrabili e una palestrina.

i primi giochi: la palestrina e il cestino dei tesori

La palestrina dovrebbe esserlo di nome e di fatto. Non deve essere una “televisione” fatta di luci e suoni che ipnotizzano ma lasciano il bimbo passivo. Ricordiamo che il gioco è, per il bambino, un vero e proprio lavoro, un’attività volta alla maturazione e alla sperimentazione, non è un intrattenimento che “libera” l’adulto.

Di conseguenza vanno bene quelle palestrine che hanno la possibilità di afferrare gli oggetti appesi e con i quali poter sperimentare azioni interessanti: tirare, girare, far suonare, dondolare... L’adulto dovrebbe rimanere accanto al bimbo, affinchè capisca che il mondo esterno non sostituisce la presenza della mamma, ma la integra e la completa, dandogli tutta la sicurezza possibile per poter esplorare serenamente.

Man mano che la coordinazione oculo motoria si affina, intorno ai 6/7 mesi, è il momento ideale per il cosiddetto Cestino dei Tesori. Ideato da E.Goldschmied, allieva di M.Montessori, il Cestino dei Tesori è il primo passo verso la scoperta dei materiali e delle forme. Oggetti di ogni forma e colore, materiale e dimensione, vengono collocati in un cestino di vimini rotondo, accessibile da tuttii i lati, sufficientemente grande e comodo affinchè il piccolo, seduto accanto ad esso, possa, da solo, scegliere, afferrare ed esplorarne il contenuto. Se l’adulto avrà la pazienza e lo stupore di accompagnare il bambino in questa esplorazione, senza intervenire eccessivamente, ma semplicemente osservando e stando accanto al proprio bambino, quest’ultimo avrà modo di “immergersi” in questa sua avventura con attenzione, interesse e per parecchio tempo.

Quando il bambino è pronto a gattonare e mettersi seduto

Ma dai 4 agli 12 mesi il gioco più bello è il movimento in quanto tale. Rotolare, girarsi, strisciare, spingersi. Il piccolo non sta fermo un attimo.
Posto su una superficie piana, sufficientemente ampia e non troppo morbida, il bambino inizia a sperimentare il rotolamento. Giorno per giorno le gambine si alzano e si girano sempre più abilmente fino a raggiungere la posizione prona e poi proseguire il rotolamento all’infinito.

Ancora una volta, è il bimbo stesso, da solo, che raggiunge in totale autonomia la posizione a pancia in giù. Mettere un bambino prono a 3 mesi per fargli rafforzare i muscoli del collo e della schiena è un inutile forzatura. Quando sarà il momento, se lasciato libero di muoversi e sperimentare, raggiungerà da solo questa importante posizione.  E’ una conquista che si raggiunge gradualmente, pochi minuti al giorno, e che si affina sempre di più nel corso delle settimane.

La posizione prona è base fondamentale per il raggiungimento della fase del gattonamento. Man mano infatti che la sua sicurezza e la sua forza aumenteranno, il piccolo inizierà a  stenderà le braccia, puntando le mani a terra; inizierà a sollevare il torace e via via a puntare anche le ginocchia. La prima volta che si metterà a 4 zampe sarà la rapida svolta che lo condurrà al gattonamento. Da quel momento in poi, la spinta a conoscere il mondo, osservare gli oggetti presenti al di fuori del Cestino, il desiderio di innalzarsi al di sopra di essi, lo condurranno ben presto a trovare appigli di ogni sorta per sperimentare la posizione in piedi.

In questo stesso periodo (8/10 mesi) imparano anche a sedersi da soli, senza aiuto, passando dalla posizione prona a quella a gattoni e a quella seduta sempre più facilmente. E’ una fase di grandi cambiamenti e innumerevoli scoperte. Se la mamma è paziente, non ha fretta di stimolarlo e di fargli “bruciare le tappe”, non dovrà fare altro che accompagnarlo in un percorso che compierà con sicurezza ed armonia, in totale autonomia.

Il bambino ha bisogno di vedere che la mamma torna sempre

Infatti, tanto più il bambino si spingerà verso il mondo esterno, tanto più avrà bisogno di sapere che la mamma c’è sempre. Che è sempre presente e sempre il suo oggetto d’amore primario. Questa danza dentro/fuori le braccia materne, si declina nel famosissimo ed universale “gioco del cucù”. La mamma che si nasconde agli occhi del bambino per poi disvelarsi poco dopo, è una rivelazione autentica! Il sorriso, l’illuminazione nello sguardo del bambino alla ricomparsa della sua mamma, dimostrano una gioia incontenibile.

A questa età il bambino non ha ancora raggiunto la cosiddetta “costanza dell’oggetto”. Quando un oggetto, o una persona, non sono visibili, per lui è come se non esistessero più. O quanto meno non sa “pensarli” in un altro luogo o in un altra stanza. La costanza dell’oggetto permette al bambino di vivere la consapevolezza che la mamma esiste sempre, anche quando non è a lui vicina,  che può andare in un altro luogo per poi tornare. E’ ovviamente una consapevolezza importantissima. Ma la si raggiunge piano piano, giorno per giorno, sperimentando continuamente questa presenza/assenza delle persone e degli oggetti. Il “gioco del cucù” è quindi fondamentale per aiutare questa maturazione, e come si può intuire, deve essere giocato bene! Ritmo costante nello scomparire e riapparire, gradualità (prima solo mano sul volto, poi nascondino di tutto il corpo dietro una tenda..), accompagnare il momento dell’assenza con la voce (“dov’è la mamma?”...), e soprattutto... tornare sempre, sempre, sempre! e spiegare bene quando il gioco finisce e la mamma deve fare altro.

E dopo il primo anno il gioco diventa più complesso

Dai 12 ai 18 mesi un altro grande protagonista è il Gioco Euristico.
Inteso come prosecuzione ideale del Cestino dei Tesori, il Gioco Euristico risponde a nuovi e più complessi  bisogni del bambino . A questa età l’esplorazione tattile ed orale lascia spazio alla sperimentazione delle azioni da compiere con e nei confronti degli oggetti. Tirare fuori/mettere dentro, infilare/sfilare, aprire/chiudere, avvitare/svitare... sono tutte azioni che appassionano il bambino. Egli prova e riprova questi gesti, tanto quanto prova e riprova a muoversi e camminare. Ha bisogno di prendere padronanza di sè e del mondo che lo circonda, ha bisogno di conoscere cosa fare e come fare per interagire con gli oggetti e usarli in modo approriato.
Gioco Euristico, pannelli tattili, pannelli multiattività, scatola dei coperchi, travasi.. sono tutte attività adatte a questa età.

Dai 18 mesi in avanti il movimento lascia il posto alla parola. Il bambino, ormai stabile nel camminare e nel muoversi sempre meglio nello spazio, può incanalare le sue energie in altro. La ripetizione delle prime parole lo avvicina sempre di più ai libri, alle carte tematiche, alle canzoncine e filastrocche. Con l’avvento della parola anche la relazione con i genitori cambia e si affina ulteriormente. Lo sviluppo cognitivo presenta un forte salto in avanti e lo stesso giocare si trasforma ed evolve sempre di più.

Il gioco nei piccolissimi non è quindi un semplice “passatempo” ma un vero e proprio lavoro, un’attività intensa ed impegnativa che coinvolge tutti i suoi sensi e che lo trasporta verso una evoluzione ed uno sviluppo sempre maggiore.

Per questi importanti motivazioni, date sempre la giusta importanza ed il giusto tempo al “gioco dei piccolissimi”

 di Silvia Colombini
Educatrice, Consulente in allattamento IBCLC, mamma, sito www.latte-materno.com

Barbara Lamhita Motolese

Amo l'innovazione in tutti i campi, e come mamma mi sono scoperta innovativa facendo scelte del passato!
Vivere la mia genitorialità ricercando la coerenza con il mio sentire e con il mio pensiero, mi ha portato a esperienze poco comuni e molto felici: il parto in casa, il co-sleeping, il babywearing, e l'homeschooling... per citarne alcune.
Sono un'appassionata custode della nascita e della genitorialità consapevole.
Ho dato vita a Lallafly.com e al suo blog GenitoriChannel.it per coniugare la mia passione dei temi genitoriali con quella per il web.

Articoli correlati (da tag)