Tre suggerimenti su come ridurre il dolore in travaglio

Ogni madre in gravidanza vive nell'illusione di poter proteggere il proprio cucciolo per sempre ma scopre ben presto che non è così...ed è un'amara scoperta.

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Non è al parto che mi riferisco.
Il dolore, quello che mi ha colpito nella maniera più forte durante la mia gravidanza è stato tutt'altro.

Pubblichiamo oggi un bellissimo brano tratto dal per-corso Lo Yoga per la Gravidanza che potete trovare su Lallafly. Si illustrano molto bene la fisiologia del travaglio e i meccanismi perfetti e incredibili che la natura ha previsto per condurci al parto, senza tralasciare di sottolineare come essi siano delicati. Quindi, per una buona esperienza di parto, è importante assicurarsi che le condizioni intorno a noi non disturbino il nostro innato sapere, quello da solo è il nostro più potente alleato.

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Il parto, la tua personale scalata dell'Everest

Ti sei preparata lungo i nove mesi per questo evento.

Hai mai pensato al parto come ad uno degli eventi che riguardano la sessualità femminile? Come le mestruazioni, o la menopausa e l’atto riproduttivo, il parto appartiene alla sfera della tua sessualità. Se guardi a questo evento con tale ottica, appare importante e più naturale considerarlo come un evento intimo, da proteggere, da vivere con fiducia rispetto a te stessa e al tuo corpo.

Proprio come le altre funzioni vitali del tuo corpo, partorire non è legato ad un competenza specifica, al sapere o non sapere partorire, all’essere capace o non capace, portata o non portata per il parto. Il parto è una funzione che ti è propria in quanto donna, il tuo corpo ha insito un sapere innato, un codice genetico in grado di attuare dei meccanismi perfetti che ti condurranno attraverso il parto e che daranno ad ogni momento e ad ogni sensazione un significato preciso.

 

I meccanismi del travaglio

Il tuo bambino è il principale attore nello scatenare l’avvio del parto. Dal punto di vista fisico, lo fa attraverso un dialogo ormonale del suo corpo con il tuo, ovvero avvisandolo che il suo sviluppo è compiuto, i suoi polmoni sono pronti e che quindi lui dà il suo benestare all’inizio del travaglio. Questo genera il rilascio sostanze, nel liquido amniotico, che inducono il tuo corpo a secernere a propria volta ormoni che preparano l’utero, ad esempio ammorbidendone il collo.

Ti potrebbe essere utile sapere cosa avviene nel tuo corpo al momento del travaglio e del parto, per capire come ogni cosa abbia un suo senso.

La funzione del parto è regolata da una parte del nostro cervello che è definita ancestrale, ovvero quella che era presente già milioni di anni fa nelle prime forme umane. E’ la parte più piccola del cervello, responsabile di una parte molto ridotta delle funzioni del cervello, ed è quella nella quale risiedono i centri che regolano le funzioni vitali e involontarie: il sonno, il respiro, le reazioni istintive, le funzioni escretorie, etc.

L’ormone principe del parto, è l’ossitocina. Ogni contrazione dell’utero è resa possibile da una scarica di ossitocina. Questa scarica produce un effetto sulla muscolatura involontaria dell’utero, utile a modificarne la forma, ammorbidendone e allargandone l’apertura e massaggiando il tuo bambino verso l’uscita.

 

Il dolore e la risposta biologica

Questa modifica del muscolo uterino, indotta dall'ossitocina, è in genere avvertita come una contrazione dolorosa, a volte molto dolorosa. E’ utile ed interessante sapere che il dolore, che nella maggior parte delle donne accompagna il travaglio, ha una caratteristica in apparenza banale, ma molto importante: è intermittente. Ovvero ad ogni ondata di spasmo, segue un intervallo di totale e completa assenza di sensazioni dolorose, anzi quella pausa è spesso caratterizzata da una sensazione di benessere o di tale rilassatezza da indurre al sonno. Nei travagli non medicalizzati, non è affatto infrequente sentire raccontare di donne che sonnecchiano tra una contrazione e l’altra. Ma come è possibile?

L’impulso del dolore conseguente alla contrazione attivata dall’ossitocina, arrivando al cervello, fa scattare un meccanismo di “protezione”: il cervello, messo in allarme dal senso di dolore, mette in circolo un anestetico che ha l’effetto della morfina: si tratta delle endorfine. Le endorfine sono oppiacei naturali, ormoni prodotti dal nostro corpo che hanno un effetto gratificante e calmante.

Ti è mai capitato di fare una lunga e faticosa camminata in montagna per raggiungere un rifugio, o un’ora di esercizio aerobico in palestra… tutto il percorso è caratterizzato da una grande fatica fisica, a volte ti sembra di non farcela più, che tutto ti faccia troppo male. Finalmente arrivata alla cima, o finita la lezione, ti senti estremamente soddisfatta, appagata e orgogliosa del risultato raggiunto. Beh, quella sensazione è prodotta proprio dalle endorfine che il tuo corpo produce per bilanciare il grande lavoro e la grande fatica fatta.

Durante il travaglio, una volta che le endorfine hanno fatto rientrare il segnale d’allarme, arriva una nuova ondata di ossitocina, una nuova contrazione che ti avvicina al momento in cui conoscerai il volto della tua creatura. E così il travaglio procede e arriva al momento in cui il corpo della tua creatura lascia definitivamente il tuo.

Le sensazioni di dolore che spesso accompagnano le contrazioni, hanno anche un significato fisico, cioè hanno la funzione di stimolarti a trovare le posizioni e le modalità che ti sembra riducano tale dolore. Tali posizioni e modalità sono molto spesso proprio quelle che consentono al tuo corpo e alla tua creatura di posizionarsi al meglio per agevolare il passaggio attraverso il canale del parto e la tua vagina. Così ad es. a volte le donne sperimentano che muovere il bacino oscillandolo, come nei movimenti della danza del ventre, lenisca il dolore, altre volte mettendosi a carponi. Questi movimenti e queste posizioni spesso aiutano il bebè ad uscire più velocemente o ai tessuti della mamma di distendersi al meglio.

 

Effetto "disturbo" nel parto

Essendo il parto regolato dal nostro cervello antico, possiamo pensare che se riuscissimo ad abbandonarci completamente alla nostra parte più istintuale, più puramente mammifera, il parto avverrebbe senza nessun bisogno di controllo né da parte nostra, né da parte di qualcuno esterno. La maggior parte delle difficoltà nel parto, nel caso di una mamma ed un bebè in buona salute, sono infatti legate proprio ai condizionamenti culturali e fisici nei quali siamo immersi nel nostro quotidiano e al momento del parto.

Infatti, per consentire a questo perfetto meccanismo ormonale e meccanico di funzionare, la natura ha previsto che la neocorteccia celebrale vada a riposo. La neocorteccia è la parte più “recente” del cervello, quella in cui risiedono: le abilità e le competenze che apprendiamo, il linguaggio, la ragione, la logica, e così via. L’attivazione della neocorteccia inibisce la produzione di ossitocina nel travaglio. Ogni volta che la neocorteccia cerebrale viene attivata, durante il travaglio e il parto, rischiamo di interrompere, ritardare, disturbare un meccanismo che ha milioni di anni di perfezionamento e che assicura un parto “fisiologico”.

Come si fa quindi a non stimolare ed attivare la neocorteccia per consentire al nostro cervello antico di procedere senza intoppi?

Le funzioni che stimolano quella parte del cervello sono:

  • il linguaggio, specie quando richiede di pensare,
  • la luce (la vista è infatti uno dei sensi più evoluti),
  • il sentirsi osservati, situazioni di disagio (as es. avere freddo) e la percezione di pericolo.

Ecco quindi che durante il travaglio è importante assicurare alla mamma un ambiente non troppo luminoso (non è un caso che la maggior parte dei travagli si avviino di notte), non stimolarla con domande o cercando di istaurare una conversazione. Anche il sentirsi osservata, o il sentire freddo attivano uno stato di allarme della madre. La percezione di pericolo e la mancanza di sicurezza possono attivare la produzione di catecolamine, in particolare di adrenalina. Questo ormone è un antagonista dell’ossitocina, ovvero ne inibisce la produzione. Per questo allarmare la mamma, crearle delle tensioni o delle pressioni in modo allarmistico, non aiuterà la progressione del travaglio.

L’adrenalina è un ormone “contagioso”, cioè alla presenza di una persona che, portata in condizione di stress, o di tensione, o allarmata, produrrà adrenalina, la stessa risposta ormonale tenderà a propagarsi sulle persone che sono intorno. Per questa ragione è opportuno creare, intorno alla mamma in travaglio, un clima disteso e fiducioso, per farlo bisogna ricordare che lei, la sua creatura e i corpi di entrambi sanno cosa fare.