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Hair shaming: tutti contro tutti o meglio tutti contro tutte.

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L'ennesima polemica contro la Ferragni è ancora una scusa per scagliarsi contro tutti e tutte.

Che esistesse l’hair shaming davvero non lo sapevo… anche se da anni con un figlio dalla testa rossa ne ho sentite veramente tante, dal classico “pel di carota” al più cattivo “il più bravo dei rossi ha ammazzato sua madre” all’affettuoso “pelu russu” che diceva mia suocera quando il nipote testava la sua pazienza.

A dir la verità negli anni sono stati sempre molti di più i commenti positivi che ha ricevuto, molti di più di quelli che riceveva mia mamma da piccola. Di certo posso dire che non passa inosservato, un po’ come tutti quelli che hanno delle caratteristiche poco comuni e questo non sempre gli fa piacere.

Tornando al tema dell’hair shaming a quanto pare esiste davvero ed è una forma di discriminazione basata proprio sul capello, che sia rosso, afro, corto o lungo… anche perché lo sappiamo che abbiamo tutti da dire su tutto. persino sui capelli!

Ma negli ultimi giorni di hair shaming si è parlato più del solito, la polemica è stata innescata, manco a dirlo, contro Chiara Ferragni, parafulmine di tutte le frustrazioni italiane.
Qualche giorno fa infatti è uscito il video di Pantene in cui la Ferragni si schiera contro l’hair shaming.
Nel video Chiara legge alcuni commenti dei suoi follower e si sofferma in particolare su quelli che la additano come stupida solo perché è bionda.
In realtà quello di insultare la Ferragni, in tutti i modi e per ogni motivo (ricordate sicuramente l'ultima polemica dell'acqua troppo cara) è un po' uno sport nazionale, potete ben vedere andando sui suoi profili che i suoi “haters” si spingono ben più in là della semplice critica sui capelli, ho letto personalmente di quelle frasi che non augurerei al mio peggior nemico.

La questione si è complicata quando, qualche giorno dopo la pubblicazione del video, Viola Carofalo, leader di Potere al Popolo riprende la notizia sul suo profilo Facebook scrivendo:
Sensibilizzazione o mercificazione? Una nota marca di prodotti per capelli ha lanciato una campagna (di marketing) contro l'Hair Shaming, ovvero, in parole povere, una campagna per accettarsi, per non sentirsi obbligate ad adeguarsi ai modelli vigenti in materia di capelli [...] La testimonial non è una ragazza con gli afro, o, per fare un altro esempio, una donna con pochi capelli perchè sta facendo la chemio. E' Chiara Ferragni: lunghi capelli biondi sempre in piega (fatti suoi, ma mi sembra una testimonial surreale).”

 

Ha detto la sua e a dire il vero sono anche un po’ d’accordo, forse Pantene si è fatta attirare più dai numeri che la Ferragni porta e ha mancato un po’ di sensibilità facendo portare il messaggio “accettati per quello che sei” da una donna che aderisce perfettamente ai canoni della bellezza standardizzata: magra, bionda, occhi azzurri.
Diciamo che suona più come un’offesa o nella migliore dell’ipotesi come una banalizzazione e visto che parliamo di una discriminazione, parliamo di donne che hanno vissuto umiliazioni e che probabilmente si sentono ancora ferite per questo.


Ma a parte questo errore, se vogliamo anche perdonabile, perché diciamocelo, non siamo ancora pronti per una pubblicità dello shampoo fatta da una donna “con pochi capelli perché sta facendo la chemio” (anche se in un altro video si vedono le altre testimonial con capelli rossi, afro, ricci e bianchi), quello che più mi colpisce ogni volta è il livello di rabbia e cinismo che le persone dimostrano nelle interazioni, in particolare sul web, in particolare contro le donne.
Fateci caso, nella coppia Fedez-Ferragni è quasi sempre la Ferragni a stare sulla graticola, la Carofalo anche lei è messa alla pubblica gogna dagli articoli che sono stati scritti su questa storia, dai titoli altisonanti “Potere al popolo se la prende con la Ferragni”, “Potere al popolo attacca la Ferragni” tanto che si sente in dovere di riparlarne in un post successivo dove condivide le parole di Salvatore Prinzi: “Uno legge sta notizia e non può non pensare: "ma questi non c'hanno un cazzo da fare. Con tutti i problemi che ci sono parlano della Ferragni". Ovviamente il lettore non va ad approfondire. Spesso si ferma al titolo. Titolo che è pensato per associare quell'oggetto ai pregiudizi che il lettore ha già, rinforzandoli."

Ve lo dico subito, non seguo molto la politica e in questo momento storico mi pare che i concetti di destra e sinistra si stiano svuotando di significato quindi non tifo per la Carofalo.
Lasciate fare alla Ferragni il suo lavoro, che tra l’altro fa anche bene a giudicare dai suoi numeri, e a Pantene la sua pubblicità, stilisticamente bella, e lasciate stare anche la Carofalo che anche lei fa quello che deve fare per stare in politica.
La sua chiusa però mi piace, e ve la ripropongo perché in nessun articolo l’ho vista riportata e secondo me è la parte più importante del post:
“[...]Cosa fare? Restare nella "nicchia" per non essere snaturati? Sarebbe una scelta comoda (e vale per tante lotte, non solo legate al genere) ma non credo sia la più giusta. Credo si debba evitare di cedere alla tentazione dell'autoreferenzialità ma anche a quella del marketing, provare a trovare un linguaggio che parli all'esterno, ma che non annacqui i contenuti. Una questione non da poco. [...]”

Penso che forse è venuto il tempo di trasformare le “battaglie” anitsessiste concentrandoci a vivere giorno per giorno come donne con i valori che vogliamo portare avanti e che vogliamo trasmettere ai nostri figli con il nostro esempio, abbiamo bisogno di “camminare le nostre parole” come direbbero i nativi americani.

 

di Barbara Lamhita Motolese

 

Immagine principale: portrait of a bored woman on Shutterstock.com

Barbara Lamhita Motolese

Amo l'innovazione in tutti i campi, e come mamma mi sono scoperta innovativa facendo scelte del passato!
Vivere la mia genitorialità ricercando la coerenza con il mio sentire e con il mio pensiero, mi ha portato a esperienze poco comuni e molto felici: il parto in casa, il co-sleeping, il babywearing, e l'homeschooling... per citarne alcune.
Sono un'appassionata custode della nascita e della genitorialità consapevole.
Ho dato vita a Lallafly.com e al suo blog GenitoriChannel.it per coniugare la mia passione dei temi genitoriali con quella per il web.

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