13 Giugno 2013

Iniziare l'allattamento di un bimbo prematuro

Scritto da

Paola Mazzinghi, consulente professionale in allattamento materno IBCLC, ci ha parlato dell'importanza di allattare i bambini nati pretermine, e di sostenere le mamme e favorire il contatto con il loro bambino tramite la kangaroo-mother care.

Oggi ci spiega invece come avviare e gestire al meglio nella pratica l'allattamento di questi bimbi speciali: dall'avvio della produzione tramite spremitura, fino alla maniera migliore di attaccare il piccolo al seno. Perché allattare un bimbo prematuro può essere difficile, ma è sicuramente possibile.

Avvio della lattazione: la spremitura

La madre andrebbe aiutata ed incoraggiata a cominciare la spremitura manuale entro sei ore dal parto, per almeno otto volte al giorno, con l'obiettivo di arrivare ad una produzione di 600ml al giorno in decima giornata. 
Alcune TIN (Terapia Intensiva Neonatale) suggeriscono un numero maggiore di sessioni di spremitura, tuttavia il numero può essere adattato alla produzione materna: ad alcune donne saranno sufficienti 8 volte, ad altre potrebbero essere necessarie 10-12 volte al giorno.

Per cominciare a tirare il latte, quando le quantità sono minime, si è rivelata molto più efficace l'estrazione manuale: stimola meglio il riflesso di emissione e non crea traumi al seno.
Via via che la produzione aumenta può essere utile un tiralatte elettrico a doppio attacco, che permette di dimezzare i tempi di estrazione e stimola livelli più alti di prolattina. Un buon tiralatte dovrebbe avere un ritmo di 40-60 suzioni al minuto e la coppetta dovrebbe accogliere comodamente il capezzolo, senza però aspirare al suo interno una porzione troppo ampia di seno.

Spesso, dopo circa sei settimane di uso del tiralatte, può esserci un calo nella produzione. In questo caso è possibile provare l'uso di un galattogogo (farmaco o erba che aumenta la produzione di latte) e aumentare le sedute di tiralatte.

Le mamme trovano utile, per stimolare il riflesso di emissione, guardare una foto del bambino, mentre tirano il latte, o tenere vicino un indumento del piccolo.
Il compagno può anche fare un massaggio del seno, o un massaggio della schiena, con leggeri movimenti rotatori delle nocche all'altezza delle scapole, vicino alla colonna vertebrale.
Se la mamma si tira il latte in ospedale, potrebbe aver bisogno di un luogo appartato, tranquillo. A volte basta un semplice paravento.

Attaccare il bambino al seno 

Ci sono studi che mostrano come i bambini di 28 settimane presentino già il riflesso di ricerca del seno e riescano a tenerlo in bocca.
Intorno alle 30 settimane hanno schemi di suzione organizzati e riescono ad assumere latte dal seno, fino ad arrivare all'allattamento esclusivo a 36 settimane.

Altre ricerche hanno evidenziato come bambini di 32 settimane, con peso intorno ai 1300g, sono capaci di poppare e che è meno stressante dell'alimentazione al biberon, perché al seno i bambini possono regolare il flusso del latte e quindi la respirazione, con meno episodi di apnea e una migliore ossigenazione.

Per questo motivo, se è necessario dare al bambino delle integrazioni di latte materno (o dalla banca del latte o, in ultima istanza, latte formulato), si preferisce usare il bicchierino o altro metodo alternativo di alimentazione.

Quando la madre si appresta a provare la prima poppata, sarebbe importante che il personale creasse per lei un ambiente e un clima rilassato, riservato e sereno: anche solo un paravento e una poltrona comoda potrebbero garantire alla mamma quel minimo di privacy necessaria per entrare in contatto col bambino, rilassarsi e provare ad allattare. Anche un atteggiamento fiducioso ed incoraggiante sono molto d'aiuto.

Durante la prima poppata potrebbe essere necessario monitorare il bambino per controllare respiro, battito cardiaco, ossigenazione...

Dato che il pretermine non ha sufficiente tono muscolare per mantenere stabile la sua posizione al seno, occorre sostenerlo in posizioni che gli permettano un buon supporto per schiena e testa.
La posizione leggermente reclinata all'indietro (biological nurturing) col bambino a pancia in giù sulla madre funziona bene, aiutando il bambino anche a prendere un bel boccone di seno e permettendo una migliore ossigenazione.

Se la madre non si trova bene o non ha un posto per distendersi, può effettuare la poppata tenendo il bambino con la mano opposta al seno che sta offrendo, in modo da sorreggergli spalle e base della testa. Il bambino deve essere ben sostenuto, col corpo rivolto verso la madre, col capezzolo vicino al naso e il meno ben appoggiato al seno.

I pretermine sono molto sensibili alla stimolazione, per cui è utile non sovrastimolarli, evitando di carezzare o picchiettare il loro corpo.

Se prima della poppata la mamma ha potuto effettuare a lungo la kangaroo mother care, le sarà più facile riconoscere i segnali che indicano che il bambino è pronto per poppare.

Ci sono alcune cose a cui prestare attenzione per aiutare il bambino a poppare al seno:

  • stimolare il riflesso di ricerca: se il bambino non mostra questo riflesso da solo, sfiorare le sue labbra col capezzolo o col dito può aiutarlo;
  • aiutare il bambino a prendere un bel boccone di seno e non solo il capezzolo;
  • sostenerlo per aiutarlo a restare al seno;
  • stimolarlo a poppare se fa pause troppo lunghe toccandogli le mani e parlandogli;
  • cercare di sentire il bambino deglutire.

Un ausilio utile in alcuni casi per prendere bene il seno è il paracapezzolo acquistabile in farmacia.
Una ricerca ha dimostrato che, con questo ausilio, i bambini restavano al seno di più, facevano poppate più efficaci e prendevano più latte. Questo è dovuto principalmente al fatto che i pretermine hanno scarso tono muscolare e scarsi cuscinetti adiposi sulle guance, per cui resta loro difficile mantenere la presa sul seno a lungo, modellando il seno all'interno della bocca. Col paracapezzolo non devono fare questo tipo di lavoro, in quanto il seno è già modellato sulla forma del paracapezzolo.

Proseguire con l'allattamento: pesate, integrazioni ed allattamento a richiesta

Contrariamente a quanto avviene con i bambini sani, nati a termine, per questi bambini può essere importante misurare quanto latte assumono, per evitare di sovralimentarli con le aggiunte. La bilancia deve avere una precisione di 1-2 grammi per poter effettuare una misurazione accurata.

Per i primi tempi potrebbe essere necessario seguire un ritmo fisso, non dettato dalla richiesta, ad esempio ogni una o due ore, monitorando la quantità di latte e integrando se il pediatra ha valutato, per quel bambino, una dose superiore.

Via via che le poppate diventano più efficaci, si può passare all'allattamento a richiesta del bambino, monitorando il peso ogni 1-3 giorni e cessando la doppia pesata (ovvero la pesata prima e dopo la poppata fatta per valutare quanto latte è stato assunto). La cescita dovrebbe essere minimo di 15-30 g al giorno.

Anche quando la madre comincia ad attaccare il bambino al seno, può essere necessario proseguire l'uso del tiralatte, così che eventuali integrazioni possano essere fatte col latte materno e la madre mantenga una buona produzione.
Il tempo in cui avverrà il passaggio all'allattamento esclusivo, dipenderà non solo dalla produzione di latte, ma anche dallo stato di salute del bambino e da quanta pratica ha potuto fare al seno; per questo è importante che sia data spesso al bambino la possibilità di stare al seno.

Ad una mamma può essere detto di limitare tempo e frequenza della poppate, ma non ci sono evidenze a supporto di questa pratica. Oltretutto, un pretermine può aver bisogno di fare molte pause, per cui limitare il tempo può impedirgli di assumere tutto il latte che gli serve.

A causa della facilità con cui i pretermine vanno in iperstimolazione, cambiare seno può disturbarli, per cui può essere meglio lasciarli poppare ad un seno solo. Ma se, alla fine della poppata, è ancora sveglio e attivo, si può provare ad offrirgli l'altro.

Il ritorno a casa

Se in ospedale, alla mamma, non è stato possibile effettuare il contatto pelle-a-pelle frequente col bambino, questo è il momento in cui cominciare, per prendere confidenza col piccolo, ricreare il legame e imparare a riconoscere i suoi segnali.

Alcuni ospedali offrono un servizio di sostegno e aiuto a casa per un certo periodo; questo può essere di aiuto mentre si prende fiducia nelle proprie capacità di accudire il bambino.
Anche il sostegno e le informazioni ricevute da ua consulente IBCLC possono aiutare la madre nel momento in cui si ritrova da sola, a casa, col neonato.

I primi tempi a casa possono essere estremamente stancanti, dato che questi bambini necessitano di accudimento 24 ore su 24 e di essere tenuti pelle-a-pelle quasi costantemente.
È quindi importante che qualcuno possa sollevare la madre da tutti i compiti che non siano l'accudimento del bambino e che le visite di parenti e amici, se non sono fatte per portare aiuto pratico, siano ridotte al minimo.
Può essere di valido aiuto una fascia portabebè, in particolare una fascia elastica in jersey.

Anche una volta tornati a casa è importante monitorare la crescita, con una bilancia che abbia uno scarto massimo di 2 grammi.

È possibile che per i pretermine di peso molto basso siano ancora raccomandate fortificazioni aggiunte al latte materno, poiché non hanno potuto immagazzinare alcuni elementi, come il ferro, durante la gestazione. Le integrazioni di ferro sono sempre raccomandate per questi bambini.

Paola Mazzinghi
IBCLC - Firenze
338 1478828
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http://www.allattamentoibclc.it/

 

Io allatto alla luce del sole 4Questo post partecipa alla rassegna Io allatto alla luce del sole 2013

Io allatto alla luce del sole è un'iniziativa che vuole sostenere l'allattamento al seno contribuendo a rendere questo gesto così "normale" ad essere normale davvero, cioè una pratica da inserire in tutti gli aspetti della nostra quotidianità, con facilità, senza timori di sguardi, commenti, consigli fantasiosi e fastidiosi, nel rispetto delle scelte di ciascuna madre, bambino, famiglia. Perchè ogni mamma possa sentirsi libera di allattare il proprio bambino quando e quanto lo desidera.

 

Immagine: kqedquest su flickr

Caterina

mamma di due, architetto, redattore, appassionata di genitorialità naturale, ambiente e dintorni

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