Uso delle parolacce in adolescenza

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Nel parlare comune spesso trovano posto le parolacce usate per rafforzare le nostre espressioni. Gli adulti dovrebbero aver acquisito la percezione del turpiloquio, ed in base a questa consapevolezza impiegare il linguaggio colorito solo in alcune circostanze (informali, con gli amici etc…), ma non dovrebbero diventare una componente normale del linguaggio. Di questo viene da dubitare alla luce di alcuni programmi in tv o addirittura nell’uso frequente in campo politico.

Nell’adolescente la parolaccia permette una immediata espressione di sé e dei propri sentimenti, ostentando pubblicamente la pro­pria interiorità. Per qualche parolaccia non ci si può scandalizzare, ben diverso se l’adolescente si esprime unicamente con esse o con oscenità. L’uso che ne fanno non è additabile unicamente ad un minor rigore sociale (scuola, famiglia, Chiesa) che perde questa sua funzione di arginare la volgarità, ma ad una profonda insicurezza nei rapporti con gli altri.

In adolescenza si assiste ad un differente sviluppo tra maschi e femmine, a vantaggio di queste per la maturazione sessuale. Le ragazze “snobbano” i loro coetanei maschi, che tentano in ogni modo di mascherare l’insicurezza e il senso di inferiorità, quindi recuperare una parità, utilizzando sia parolacce che oscenità per far credere di essere sicuri e maturi.
La parolaccia dall’adolescente può essere usata per sintetizzare un sentimento che non si riesce ad esprimere. Fin tanto che la si userà non si prenderà mai confidenza con parti di sé che vengono negate. Se di fronte ad un insuccesso scolastico si ascolta l’espressione “non me ne frega niente”, quando in realtà i fatti depongono per una grande delusione, l’adolescente andrebbe stimolato a dare “voce” a ciò che prova perché il convincersi che si è impermeabili alle sconfitte genera un’immagine di sé molto distante da quella che in realtà si ha sulla pelle.

Genitori sensibili possono accogliere questo sentimento confuso, che potrebbe coniugarsi attraverso reazioni di rabbia, aiutando il figlio a depurarsi di pensieri “tossici” perché troppo complicati da affrontare da soli.  
I genitori come gli insegnanti sono costantemente impegnati nel dare un’educazione all’adolescente. Si è visto che fare prediche in risposta ad una aggressione fatta con parolacce non porti a nessun risultato, mentre rispondere con un gesto affettivo affermando di essere dispiaciuti di sentirlo così insicuro di sé, lo spiazzerebbe. In questo modo la parolaccia perderebbe la sua funzione di maschera, ma al contrario diverrà l’espressione più evidente di una forte insicurezza.

Dott.ssa Luisa Marchionni

Psicologa, Specialista in Psicodiagnostica, Docente dell'Università Cattolica del Sacro Cuore. 
Le aree di intervento sono rivolte prevalentemente all’infanzia e all’adolescenza, con  riguardo al contesto familiare e alla riabilitazione psichiatrica.
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Luisa Marchionni

Dott.ssa Luisa Marchionni

Psicologa, Specialista in Psicodiagnostica, Docente dell'Università Cattolica del Sacro Cuore. 
Le aree di intervento sono rivolte prevalentemente all’infanzia e all’adolescenza, con  riguardo al contesto familiare e alla riabilitazione psichiatrica.
marchionni.luisa@gmail.com

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Commenti  

Alberto
# Alberto 2011-12-02 11:27
Forse si potrebbe anche sottolineare che a volte un certo tipo di linguaggio, possa essere determinato dalla necessità di doversi integrare in gruppi che utilizzano questo modo di parlare allo scopo di non essere ghettizzati o allontanati dal gruppo stesso. A volte le parolacce son diventate dei modi di dire ed in certe occasioni hanno perso il significato volgare che normalmente hanno. In alcune regioni italiane alcume parolacce rientrano nel parlare quotidiano, non farò esempi al riguardo. La parolaccia se contestualizzat a e non volgare potrebbe far parte del nostro modo di parlare e quindi di essere. Non è mai capitato di voler dire una parolaccia al proprio capo o a chi ti taglia la strada? In genere io non dico parolacce ma a volte è necessario.
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carla
# carla 2013-12-07 17:11
rispondo con un gesto affettivo agli insulti del figlio, ma sembra che il messaggio non venga recepito, anzi gli insulti continuano.
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bs GenitoriChannel
# bs GenitoriChannel 2013-12-08 17:00
Carla... non è sempre così semplice e immediato che un adolescente o un figlio rispondano come vorremmo ai nostri comportamenti.. . certo e' che deve fare molto piu' effetto sentirsi dire: "mi dispiace che non riesci a trovare parole diverse e più serene per esprimerti" anziché "le parolacce non si dicono"... anche se non lo da a vedere, magari semina consapevolezza in lui...
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Cristina
# Cristina 2014-10-17 22:43
E se il linguaggio colorito (deficiente, imbecille, stupido) fosse usato continumente da un insegnante? Non in modo diretto a uno scollaro (2 media) ma indiretto... Anche se continuativo... É educativo??
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bs GenitoriChannel
# bs GenitoriChannel 2014-10-20 08:58
....beh... direi proprio di no. Tuttavia quello che puoi fare e' portarla a riflettere su qual è l'immagine che il prof da di sè quando usa quel linguaggio; ad es, prova a farle domande così: "secondo te quando usa le parolacce che tipo di immagine di sé proietta?: ti sembra sia più figo, più duro, più autorevole..." credo che quando un adulto insegnante usi un linguaggio scurrile sia poco autorevole, poco stimabile e una persona di minor valore, ma a volte aiutare i ragazzi a vedere questo aspetto e poi falri riflettere sul fatto che e' esattamente cosi' che le persone ci vedono quando usiamo quel linguaggio puo' essere la chiave.
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